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Lettere dal respiro profondo – Arrevuoto 2019/2020
Il progetto Arrevuoto di teatro e pedagogia, prodotto dal Teatro di Napoli come altre attività culturali, quest’anno non si è potuto concludere a causa del lockdown. I ragazzi e le ragazze che avrebbero dovuto portare in scena “La pazza di Chaillot” di Jean Giraudoux si sono invece cimentati nella costruzione di un video collettivo sul tema del respiro e della natura, elementi vitali che il nostro sistema economico ha messo gravemente in pericolo. Ne è nato “Lettere dal respiro profondo” un insieme di riflessioni di adolescenti su quanto accadeva intorno a loro a causa del Covid-19 mentre si era in piena pandemia. Siamo stati abituati in questi mesi alle parole degli esperti e dei politici, è necessario ascoltare anche gli adolescenti perché dalla loro consapevolezza e dai loro suggerimenti può nascere una nuova visione del mondo. Oggi più che mai necessaria. L'articolo Lettere dal respiro profondo – Arrevuoto 2019/2020 proviene da Arrevuoto.org.
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Dalla Mostra del cinema di Venezia a Scampia
MADDALENA STORNAIUOLO PRESENTA PER LA PRIMA VOLTA A SCAMPIA IL SUO CORTO “SUFFICIENTE” DI RITORNO DALLA 76 MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA Con grande gioia, sabato sera abbiamo proiettato da Chikù il corto di Maddalena Stornaiuolo “Sufficiente”, di ritorno dalla 76 Mostra del Cinema di Venezia. Il corto è stato proiettato nell’ambito della 3 giorni di Libera in Goal, una manifestazione sportiva e culturale contro la camorra. film di Maddalena Stornaiuolo SUL FILM DI MADDALENA STORNAIUOLO PRESENTATO A VENEZIA “Sufficiente” è la storia del figlio di un boss di Scampia che rifiuta lo stesso destino del padre. Anche Rosario Esposito La Rossa, marito di Maddalena, scrittore ed editore di Scampia, è stato artefice di questa speciale produzione in qualità di sceneggiatore. Il corto nasce col corso di produzione di Vodisca teatro e de La Scugnizzeria curato da Gianluca Arcopinto e Vincenzo Marra.  il corto è ispirato a un fatto di cronaca. Gaetano Russo, il protagonista, è interpretato dal giovanissimo Alessio Conte che studia alla scuola di recitazione della Scugnizzeria di Maddalena e Rosario.  Il protagonista è un figlio della faida di Scampia. Suo padre viene ucciso, decapito e poi bruciato. Nel frattempo Gaetano ha problemi a scuola. Viene bocciato ripetutamente e non riesce a prendere la licenza media. Ma non si perde d’animo perché non vuole seguire la stessa strada di suo padre. La scuola però è respingente nei suoi riguardi. > La scuola è un ospedale che cura i sani e respinge i malati > > Don Lorenzo Milani Da questo corto emerge anche una critica alla scuola che purtroppo non sempre ha gli strumenti per poter affrontare situazioni complesse. Nel corso della nostra esperienza di attivismo a Scampia, tra laboratori di teatro e pedagogia, ecologia e sensibilizzazione su varie tematiche, abbiamo avuto la fortuna di incontrare tantissime e tantissimi buoni insegnanti. Ma purtroppo, come ci mostra Maddalena nel suo film, non sempre è così. Siamo stati davvero felici di accogliere la proiezione del film da Chikù. Erano presenti Maddalena, Rosario, la famiglia di Antonio Landieri (vittima innocente di camorra a Scampia), e amiche e gli amici di Libera in goal e delle associazioni del quartiere. Il film è stato definito alla Mostra de cinema “una piccola gemma”. Possiamo senza dubbio confermare anche noi, che lo è davvero. Grazie a Maddalena e a Rosario per la loro sensibilità e per il loro grande talento. Conosci Chikù? Scopri di più! Clicca qui. L'articolo Dalla Mostra del cinema di Venezia a Scampia proviene da Chikù.
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La caccia allo Snark
APPUNTI DI MESSA IN SCENA di Maurizio Braucci AL MUSEO MADRE IL 26 – 27 – 28 GIUGNO ALLE 19.00 Meno noto in Italia de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie -(1865) il poema in rima di Lewis Caroll, al secolo Charles Lutwidge Dodgson, “La caccia allo Snark” (1876) è stato raramente adattato per il teatro se non in forma di reading musicale. UN GESTO DI CORAGGIO Farne una messa in scena, da parte nostra è stato, se permettete, un gesto di coraggio (e qualcuno dirà pure di incoscienza). Quello dello Snark ci è sembrato il testo più coerente con l’incoerenza della condizione giovanile oggi. Ma andiamo per ordine. Lo spettacolo nasce su richiesta del Museo Madre all’associazione Arrevuoto di realizzare un progetto teatrale con degli adolescenti a partire dal territorio circostante. Da tale mandato abbiamo formato un gruppo di cinque artisti, quindi è stato indetto un casting da cui abbiamo selezionato 30 tra ragazzi e ragazze non professionisti ma con un certo talento per le arti sceniche e musicali. I laboratori sono iniziati in una sala del museo a febbraio scorso, esplorando, addentrandoci e infine precipitando in un poema straordinario e misterioso quale è quello dello Snark, che speriamo di saper restituire al pubblico in tutto il suo oscuro e fulgido splendore. La traduzione adottata è quella di Roberto Sanesi, perché ci è sembrata la più fedele nel tradimento inevitabile di un poema che avanza in originale con strofe di quattro versi, divenuti cinque in italiano, e dove la rima alternata si perde e si ritrova di continuo. Per il traduttore è stato impossibile seguire fedelmente i giochi di parole, le combinazioni matematiche e geometriche o gli acrostici di una lingua geniale e complessa come quella che Carroll ha insufflato nel suo poema, ma Sanesi ha fatto il meglio che si può per consentire anche al pubblico italiano di leggere la fantasmagorica avventura della caccia allo Snark, una caccia divisa in 8 spasimi (fits) strepitosi. UN POEMA NONSENSE Come chiarisce lo stesso Carroll nell’introduzione, si tratta di un poema apparentemente “nonsense” scritto allo scopo di provare che l’insensato non è altro che una convivenza tra più e opposti sensi (polisemia) infilati dall’autore nel corso del testo e specie in alcune parole, a partire dal termine Snark. LO SNARK Lo Snark è un animale misterioso ottenuto dalla fusione di Snake (serpente) e Shark (squalo) e forse anche con l’aiuto di Snail (lumaca). Questa è solo la prima di una serie di parole-baule inventate dall’autore. Queste, oltre a creare mondi o creature fantastiche, possono a volte servire a risolvere situazione dilemmatiche o troppo complicate, grazie al fatto di contenere dei significati tra loro contraddittori. Con le parole-baule si può trovare una soluzione salvifica a domande grattacapo come “Mare o monti?” rispondendo ad esempio “Maronti!”. L’AVVENTURA DI UNA CIURMA Sulla falsariga di un poema eroicomico, Carroll costruisce l’avventura di un’improbabile ciurma alla caccia dello Snark, ma i controsensi, le contraddizioni e le opposizioni “di” e “tra” i vari membri dell’equipaggio – un capitano che sa poco e nulla di navigazione, un castoro che deve guardarsi le spalle dal macellaio di bordo, un cuoco che non ricorda nemmeno il proprio nome etc..- trasformano questa caccia in un viaggio interiore verso il senso, nonsenso, polisenso della vita, attraverso il confronto con quella che Wittgenstein definì come l’unico evento che non appartiene alla vita, l’unico evento che non è possibile vivere: la morte. IL MISTERO Nella nostra ricerca di questi mesi, siamo incappati nell’ipotesi che Il mistero di cosa sia in realtà uno Snark è intuibile in quell’ombra scura, ma allo stesso tempo lucente, che appunto perché si trova al di fuori della vita dà senso (o meglio più sensi) alla vita, qualcosa da cui siamo terrorizzati ma allo stesso tempo affascinati perché di tutti i misteri, di tutti gli enigmi è quello che ci dà più filo da torcere. Lo Snark, così inteso, aleggia in qualsivoglia impresa o avventura umana, terrorizza, inquieta ma allo stesso tempo stimola e attrae come fa ogni pericolo, anzi di ogni pericolo e di ogni paura esso è il padre e la madre (tanto che negli anni ‘50 fu chiamato Snark un missile americano). L’ADOLESCENZA Per tale ragione, pur portando fedelmente in scena gran parte del poema, lo abbiamo reso secondo le forme reali della contemporaneità e a misura di quella adolescenza che, prima che nostro, è stato un tema fondamentale di Lewis Carroll. Questa età verde, dove abbondano il rischio e l’avventura, è una condizione molto frequentata dallo Snark, spesso i più giovani si espongono ad esserne assaliti mentre sono intenti a esplorare nuove emozioni e a misurarsi e a confrontarsi con un mondo per loro tutto nuovo, finendo così per essere rapiti per sempre, o magari solo graffiati, da quel mostro di bellezza, quel bellostro, che la loro temerarietà ha attirato o che essi semplicemente hanno dimenticato di evitare. Per tale ragione, nella nostra caccia allo Snark abbiamo riportato i casi più recenti di giovani scomparsi accidentalmente, soffiati via dallo Snark per pura crudeltà o per punirli della loro avventatezza, casi tragici o drammatici che hanno sconcertato noi tutti e ci hanno fatto porre domande sul senso della vita. Casi che sono diventati per noi “opere dello Snark” e che quindi motivano il nostro equipaggio di giovani attori a cercare vendetta sulla scena per tanta crudeltà. IL SOPRANNATURALE Ma non solo di queste cose è però fatto uno Snark, altrimenti non sarebbe oggetto di cacce avventurose, evidentemente qualcosa di prezioso riveste il suo corpo ed emana dalla luce dei suoi occhi (se avrà mai degli occhi!). Qualcosa di fantastico che attiva l’ambizione di molti di noi e che trastulla il nostro desiderio di meraviglia: stiamo parlando del miracoloso, del leggendario, del soprannaturale. Forse per questo Jack London chiamò Snark l’innovativa nave che si fece costruire e su cui navigò nell’Oceano Pacifico, forse per questo a un albero messicano è stato dato il nome di “Boojum”, una tipologia di Snark estremamente rara e che è diventata fondamentale nella nostra messa in scena. Infatti è nei sogni dell’adolescenza che vedrete avvolto il nostro spettacolo, che in verità fatichiamo a definire spettacolo poiché ha ancora a che fare con uno studio, con degli appunti, tanto che sarebbe meglio chiamarlo “spettudio” o “appuntacolo”. Altre info sullo spettacolo: clicca qui! Quando nasce Arrevuoto al Madre? Leggi l’articolo: clicca qui! L'articolo La caccia allo Snark proviene da Arrevuoto.org.
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Turismo Sociale a Scampia
E’ POSSIBILE PARLARE DI TURISMO IN PERIFERIA? IERI ERANO IN VISITA A SCAMPIA I RAGAZZI E LE RAGAZZE DELL’ITC BONELLI DI CUNEO. Li abbiamo accompagnati in un percorso di Turismo Sociale, alla scoperta della storia e delle associazioni del quartiere. Abbiamo attraversato Piazza Giovanni Paolo II, conosciuto la storia del giardino riqualificato da scuole e associazioni del Progetto Pangea. Poi siamo passati all’ArciScampia. Dopo il centro sportivo siamo andati al Parco Corto Maltese riqualificato dall’associazione I Pollici Verdi. Da lì, a due passi, la pasticceria del nostro quartiere: la Pasticceria del Sole, dove abbiamo fatto assaggiare i dolci della nostra tardizione. In fine da Chikù i piatti prelibati delle cuoche di Scampia. Abbiamo raccontato loro il percorso di Chi rom e…chi no, dalla Scola Jungla a Chikù. Abbiamo parlato loro di Arrevuoto, progetto teatrale che coinvolge centinaia di ragazze e ragazzi di tutta la città. Spesso ci domandiamo come sia possibile che si possa parlare di “turismo” a Scampia. Da un po’ abbiamo scelto di definire questa attività “Turismo Sociale”. Napoli vive un momento di grande ripresa del turismo. Questo però ha fatto sì che la città diventasse preda della gentrificazione e della turistificazione. In una fase in cui le città diventano come dei fast food, il turismo sociale di Scampia ci sembra davvero un’esperienza controcorrente. Scuole, associazioni, persone incuriosite dalla rivoluzionaria rete di Scampia, scelgono di venire a conoscerci. Scelgono di intraprendere con noi questa esperienza di turismo sociale. E’ davvero possibile che dalla Costiera Amalfitana, passando per Pompei, per il Lungomare Librato di Napoli, un turista scelga di fare tappa a Scampia? A quanto pare si! L'articolo Turismo Sociale a Scampia proviene da Chikù.
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Zeppole di San Giuseppe
INGREDIENTI PER 4 ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE AL FORNO 4 uova 150 g di farina 00 50 gr di burro 1 pizzico di sale 250 g d’acqua INGREDIENTI PER LA CREMA PASTICCERA PER LE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE 200 g latte intero 75 g di zucchero 25 g di amido di mais 50 g di panna fresca 2 tuorli d’uovo Una bacca di vaniglia Ed infine: amarene e zucchero a velo. PROCEDIMENTO PER LE CHOUX DELLE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE Per preparare le Zeppole di San Giuseppe bisogna innanzitutto preparare le choux. Porre in un pentolino burro a pezzetti e acqua, appena giunto alla fusione, appena inizia a bollire, aggiungere la farina setacciata. Mescolare con una cucchiarella fino a far addensare il composto. Continuare a mescolare fino a quando il composto diventa compatto e si stacca dal fondo. Lasciar raffreddare il composto in una ciotola. Nel frattempo battere le uova ed aggiungerle al composto con un pizzico di sale. Mescolare vino a quando non ci saranno più grumi. Versare in una sac à poche con beccuccio a stella. Accendere il forno a 200° in modalità ventilata. Porre su una teglia da forno della carta forno. Spremere la sac à poche sulla teglia in modo da formare dei cerchi. Infornare per 25 minuti. PER LA CREMA PASTICCERA DELLE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE Mentre si lasciano raffreddare le zeppole, preparare la crema pasticcera per le Zeppole di San Giuseppe. In un pentolino, scaldare il latte, la panna e la bacca di vaniglia. Nel frattempo in una ciotola, battere uova e zucchero, aggiungere amido di mais. Togliere la bacca di vaniglia dal pentolino e versare il composto della ciotola. Cuocere a fuoco lento e girare con una frusta fino ad addensamento. Quando la crema si sarà raffreddata, versare nella sac à poche e decorare le Zeppole di San Giuseppe. Prima crema, poi amarena ed infine zucchero a velo. IL RACCONTO UNA GOCCIA DI AMMONIACA IL RACCONTO DI AMALIA, CUOCA DE LA KUMPANIA La sua passione sono i dolci e la loro decorazione. I piatti forti, sono quelli legati alle feste, perché le cose preparate in casa portano buon augurio. Le piace utilizzare spezie che sembrano quasi magiche, poco conosciute e difficilmente accostabili alla cucina: un pizzico di bicarbonato, una goccia di ammoniaca, fiori di arancio e aroma di pisto ed ecco roccocò, pastiere e caprese, con il rum e le nocciole crea torroni e salami di cioccolata di cui sono ghiotti tutti. L’AUTONOMIA Amalia è tra quelle che ci tengono di più alla propria autonomia, lo testimonia la sua macchina e la possibilità conseguente di fare la spesa da sola o di mettere a disposizione la sua cucina nei frequenti casi di emergenza. Si dedica all’organizzazione, al menù, alla spesa, ha un ottimo fiuto per gli affari, spesso ha individuato spazi e potenziali clienti. Sempre scettica, in realtà più per mantenere il ruolo critico della contestatrice che per convinzione: i piatti rom costano più di quelli napoletani e tutte le volte fa una lunga contrattazione per limitare la spesa da fare, però poi i bignè di pan di spagna farciti di crema alla jagoda se li mangia pure lei. SI VA A TORRE DEL GRECO Ama viaggiare ma non nel camper scuola di Slobodan lo zoppo, che ci accompagna nelle trasferte a Torre del Greco, non perché abbia qualcosa contro di lui, ma a causa del vibrante e continuo tuculiamiento a cui veniamo sottoposte e della paura che le scosse possano aprire le porte in movimento. Ci recavamo a Torre del Greco dopo aver conseguito “l’attestato di formazione per addetti alla manipolazione e somministrazione di cibi e bevande” e dopo aver sperimentato le cucine più improbabili dell’hinterland scampiota. Lì ci accoglieva l’albergo Holiday per metterci alla prova in una cucina professionale sotto la guida di uno chef. UNA BRIGATA SPECIALE Arrivavamo carichi di bambini e di meraviglia. Incredule nel vedere una cella frigorifero grande quanto un salotto, una friggitrice a sei cestelli, forni e lavastoviglie industriali tutti per noi e il fatidico abbattitore, che abbiamo scoperto essere di fondamentale importanza per il lavoro dei ristoratori. Anche i torresi erano increduli nel vedere scendere da un camper scuola 10 donne con i grembiuli ed i cappelli da chef, con l’eclettico zoppo Slobodan, che da autista si trasformava in assaggiatore, moderatore e fotografo. La cosa più difficile era tenere a bada le voglie di Nina da poco incinta e il piccolo Denis il mesciato, che era diventato rosso perché si era buttato la birra in testa ad una festa al campo. “SEMBRANO ZINGARELLE” Durante la formazione con le donne abbiamo messo a disposizione uno spazio per i bambini, con giochi, colori e libri per tutti. Ma a Torre del Greco preferivamo fare delle passeggiate, ci conoscevano tutti, il circoletto degli anziani che dispensava caramelle e complimenti, i cani del porticciolo. Un giorno Anna uscì con Ginevra e Gessica, figlia e nipote di Yasmina, le bambine erano tutte contente perché quando si partiva per Torre si vestivano a festa, con i codini, i fiocchi, le gonne a volant bianchi e rosa. Il signore del circolo che ci aspettava per dare caramelle, disse ad Anna con tono affettuoso “come so’ belle signora queste vostre figlie, sembrano due zingarelle”. Le bambine un po’ accigliate lo guardarono con sospetto aprendosi poi in un sorriso complice. E forse è anche grazie a tutto questo che Amalia è riuscita a rompere i suoi rigidi schemi. Ti è piaciuta la storia di Amalia? E la ricetta delle Zeppole di San Giuseppe? Consulta le altre ricette di Chikù. Clicca qui! L'articolo Zeppole di San Giuseppe proviene da Chikù.
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Torte Rustiche
INGREDIENTI PER L’IMPASTO: 1 kg di farina ½ kg di burro 100 g zucchero 3 uova Un pizzico di sale 100 g di Parmigiano Acqua INGREDIENTI PER L’IMBOTTITURA 700 g ricotta 4 uova a scelta spinaci, prosciutto, affettati vari, 100 g Parmigiano 500 g Fiordilatte Pepe Sale PREPARAZIONE Preparare l’impasto senza maneggiarlo troppo, lasciarlo riposare in frigorifero per 10 minuti. Preparare l’imbottitura a scelta: spinaci e ricotta, prosciutto o altri affettati e fiordilatte. Imburrare una teglia e mettere uno strato di pasta, poi riempire con l’imbottitura, poi coprire con un altro strato di pasta. Mettere in forno pre-riscaldato a 180° – 200° per 30 minuti circa. IL RACCONTO RADIO KUMPANIA IL RACCONTO DI SUSY, CUOCA DE LA KUMPANIA Susy è sempre sorridente e non si lamenta mai. Solo una volta prima di accettare un lavoro senza nemmeno pensarci, ci ha tenuto a definire bene chi c’era e chi non c’era. Era già capitato che non tutte avessero rispettato l’impegno preso e questo significa far ricadere sulle altre la maggior parte del carico e delle responsabilità, anche in termini emotivi. FARE BELLA FIGURA Fare una bella figura non è sempre scontato, soprattutto se si tratta di sperimentare piatti nuovi in grandi quantità, e scolare dieci chili di pasta, in una cucina arrangiata, non è uno scherzo. Quattro braccia, un pentolone da fumetto, grandi bacinelle di plastica sottoposte a tripli lavaggi e controlli scrupolosi, balconi aperti per la nuvola di vapore prossima a sprigionarsi, clamore e strepiti, gli occhi celesti ridenti di Susy danno il via, i rigatoni scivolano fragorosamente e, a mano a mano che lo riempiono, vengono portati dallo scolapasta alla teglia dove si uniranno agli altri ingredienti. UN PERCORSO FAMILIARE Il sabato sera, dopo due giorni di lavoro continuo in cui abbiamo colonizzato un centro di aggregazione territoriale – con stoviglie, verdure, pacchi di pasta, litri di latte, risate, spezie, mattarelli – si sono presentati a scaglioni tutti gli uomini, per un rapido saluto, una pausa sigaretta, comunicazioni di servizio sui figli e anche per constatare con i propri occhi il fervido clima dell’opera collettiva messo in piedi dalle loro donne. Il percorso è diventato familiare per forza, tutte hanno avuto appoggio in un modo o nell’altro dai propri compagni. IL PRIMO SPOT Susy è giovane e ha le figlie grandi, dopo aver passato anni a prendersi cura di loro da piccole, adesso sta vivendo una nuova adolescenza e ha il tempo di vivere l’amore con il marito con più intensità e prendersi più cura di sé. Grazie soprattutto alla sua voce suadente è stato realizzato il primo spot radio di promozione in italiano e in romanes: “Venite in piazza alla Pes, il mercatino con i prodotti freschi, bancarelle, i giochi, musiche, incontri, dài andiamo che è bello, divertiamoci c’è anche la Kumpania, venite venite!”. PICCOLE COSE IMPORTANTI Anche questi momenti fanno parte del tempo da dedicare a sé, l’intero percorso è percepito come una trasformazione che può coinvolgere molti piani della vita. A casa poi sono contenti quando fa la brioche rustica e riesce a portare qualche litro di buon vino per il marito, e con il piccolo contributo ricevuto a fine lavoro a differenza delle altre che pagheranno il calcetto o i panni per i figli, lei acquisterà una nuova trapunta matrimoniale. AL LAVORO! Susy e le altre, in una scena che si ripeterà nel tempo e in vari spazi, allestiscono il banchetto, attente a sistemare con cura tovaglie, rami di fiori, cestini di pane, vassoi di frutta, lei è talmente bella e brava nelle pubbliche relazioni che è tra quelle scelte sempre per stare dietro il banchetto, anche se di tanto in tanto si fuma una sigaretta di nascosto. Centoventi persone da tutta Italia, stanchi al termine di un lungo viaggio, laboratori in piazza con i bambini, convegni, incontro con un quartiere vastissimo da percorrere e con molto da scoprire, attendono trepidanti le delizie preparate dalle signore della Kumpania. Alla fine della serata, tutti sazi, Susy prepara un pacchettino con piccoli assaggi prelibati da portare al suo compagno. L'articolo Torte Rustiche proviene da Chikù.
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