Sapevi che Chikù, ristorante e spazio culturale a Scampia, è specializzato in
cucina e ricette per l’infanzia?
Con una naturopata esperta, nell’ambito delle attività per i bambini e le
bambine condotte da Chi rom e…chi no, abbiamo composto un opuscolo con ricette
di merende e cibi per l’infanzia.
Insieme alla naturopata abbiamo dato vita a percorsi nutrizionali validi e
appetitosi.
Abbiamo ragionato sulla realizzazione di un ricettario e di menu completi per
l’infanzia che potessero andare incontro all’esigenza di un’alimentazione sana e
genuina. Lo abbiamo fatto con l’idea di dare una piccola risposta al contrasto
all’obesità infantile, alle malattie cardiovascolari e al disagio sociale.
ALCUNE DELLE NOSTRE RICETTE PER L’INFANZIA
Tra le nostre ricette: torta al limone all’acqua, snack ai cereali, biscotti
d’avena, ma anche piatti di stagione, spremute di arancia, frullati di frutta
e centrifugati.
Questa volta vogliamo presentarvi le Palline di mandorle e mele.
PALLINE MANDORLE E MELE
Sbucciare 3 mele grandi, tagliarle a pezzetti e cuocerle in un pentolino con
un poco di acqua, quel tanto che le fa ammorbidire senza farle attaccare.
Frullare, aggiungere un pizzico di sale fino. Aggiungere tanta farina di
mandorle fino a ottenere un impasto da modellare in tante piccole palline.
Fatele rotolare nei semi di sesamo e infornare a 160° per 10 minuti circa.
Le proporzioni dovrebbero essere 3 mele per 500 gr di farina, ma dipende
molto dalle mele.
Consulta la ricetta delle nostre torte rustiche.
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INGREDIENTI
PER 12 PERSONE
10 uova
2 kg di farina
1 lievito di birra
sale
RIPIENO SALATO DELLA GHIBANIZA (GIBANICA)
200 g di feta
400 g di ricotta
RIPIENO DOLCE DELLA GHIBANIZA (GIBANICA)
1 kg di mele
300 g di zucchero
mezzo kg di noci
200 g di uva sultanina
limoni
cannella o zucchero a velo
PREPARAZIONE
Impastate la farina con acqua tiepida e un pizzico di sale e lasciate riposare
l’impasto. Intanto sbucciate le mele e frullatele con lo zucchero. In un altro
contenitore mescolate la ricotta con uva sultanina, lo zucchero, le uova e le
noci tritate. A questo punto dividete la pasta in tre parti e tiratela sottile,
in modo da averne a sufficienza per coprire tre volte la teglia che volete usare
per la cottura. Imburrate la teglia, disponete il primo foglio di pasta e, a
strati, metà dell’impasto di mele e metà di quello di ricotta e uva sultanina.
Ripetete una seconda volta l’operazione, coprite con il terzo foglio di pasta e
infine infornate per 50 minuti a 175°. Spolverate la ghibaniza (gibanica) con lo
zucchero a velo.
IL RACCONTO
LA REGINA DEI MERCATI
IL RACCONTO DI ELISABETTA, CUOCA DE LA KUMPANIA, REGINA DEI MERCATI E DELLA
GIBANICA
Elisabetta è la regina dei mercati. Una volta definito un menù e fatta la lista
degli ingredienti, i suoi occhi neri esprimono senza indugio che ha già chiare
le proporzioni e i posti in cui andare a fare la spesa. È la stessa silenziosa
disinvoltura che sfoggia in cucina, indipendentemente dalla quantità di cibo da
preparare e indipendentemente dalla cucina che abbiamo a disposizione. Cucina
che spesso è male attrezzata, e che la rende un riferimento indiscusso per tutte
le altre inducendola però spesso nella tentazione di fare tutto da sola. In
alcuni momenti disperati e di gran ritardo, in cui l’isteria è il sentimento
prevalente, questa sua capacità di prendere la situazione in mano si è rivelata
fondamentale per la buona riuscita dei piatti e degli eventi.
DEMOCRAZIA PARTECIPATA IN CUCINA
In generale nel gruppo vigono principi di democrazia partecipata, talvolta
imposti non senza fatica, considerato che si tratta di sole donne con una
pluralità di punti di vista. Anche Elisabetta ha accettato di condividere con le
altre le sue conquiste e la sua autonomia anche se questo ha comportato in certi
casi una maggiore lentezza.
LA MAPPA DEI MERCATI
Nel tempo, sbagliando, sprecando, litigando, è uscita fuori la nostra mappa di
mercati e supermercati, che assolvono a funzioni ben precise. Posti per la
verdura e la frutta, posti economici e di media qualità in cui si trovano certi
tipi di spezie, come la immancabile vegeta, formaggi e frutta secca che non
tutti hanno. Poi ci sono posti più cari per la carne e la farina biologica. Ma
anche posti di riserva quando all’ultimo minuto ci si rende conto che le uova,
il latte o la pasta non sono sufficienti.
LE NOSTRE INCURSIONI
Impossibile restare indifferenti alle nostre rumorose incursioni, che suscitano
sempre qualche reazione: dai grossisti che ci hanno donato intere cassette di
frutta e ortaggi, anche dopo estenuanti contrattazioni, a madri spaventate che
tirano a sé i propri figli sussurrando “le zingare!”. Salvo poi constatare la
stranezza di un gruppo misto che le osserva con compassione e disappunto….
STORIA DI VITA
Elisabetta è venuta in Italia quando aveva un anno e della sua terra di origine,
la Macedonia, non ha praticamente nessun ricordo se non gli odori forti della
cucina di sua madre, che mischiava la greca, la macedone, l’italiana e faceva
tutto a mano per almeno dieci persone al giorno. Lei ha ereditato le virtù
materne. Ma ha deciso, dimostrando un certo anticonformismo, di fare un solo
figlio e di provare a inserirsi nel mondo del lavoro per necessità e per la
volontà di non dipendere da nessuno. Con il suo vecchio potente forno, che
occupa un posto d’onore nel patio della confortevole baracca rosa e che più
volte è stato portato avanti e indietro per i catering grazie alle sue capacità
di cottura più uniche che rare, Elisabetta crea meraviglie culinarie a
ripetizione.
LA GHIBANIZA (GIBANICA)
La divisione dei compiti nel gruppo di lavoro, che all’inizio le sembrava quasi
una costrizione, ha però risaltato gradualmente il talento di ciascuna, che
Elisabetta in effetti non nega, sebbene nessun piatto sfugga al suo controllo
finale. Ma c’è una cosa che sa fare solo lei: la ghibaniza (gibanica), dolce o
salata, e quando stende con mani di fata quella sfoglia di pasta sottile come un
velo, attorno al tavolino spesso traballante si crea sempre un pubblico ansioso
di assaggiare.
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INGREDIENTI PER 6 PERSONE
1 Kg di arista di maiale
circa 2 rametti di rosmarino fresco
olio extravergine di oliva
burro
aglio
sale e pepe
2 bicchieri di vino rosso
un cucchiaio di farina
mezza tazzina di brodo
PREPARAZIONE
Se l’arrosto d’arista non è già preparato, legarlo con dello spago da cucina,
steccarlo con due rametti di rosmarino, preparare un misto di sale fino e pepe e
massaggiare la carne facendo in modo che il sale e pepe si attacchino
all’arista.
Bucherellate con una forchetta l’arista e inseriteci piccoli spicchi di aglio.
Versare un po’ d’olio in un tegame per arrosti di circa tre dita più grande del
pezzo di carne, così da poterlo rigirare agevolmente.
Fare rosolare la carne, rigirandola da tutti i lati. Appena su tutta la
superficie si formerà una crosticina di colore scuro, che impedirà ai succhi di
fuoriuscire, aggiungere la carota, precedentemente pulita e tagliata, sale e
pepe. Fare insaporire il tutto e sfumare con il vino rosso, coprendo il tegame
con un coperchio. Subito dopo l’evaporazione del vino, continuare la cottura a
fuoco dolce. Cuocere per almeno 2 ore.
SALSINA
Filtrare la base di cottura con un colino, metterlo in una pentolina a
riscaldare con una noce di burro, quando bolle aggiungere l’altro bicchiere di
vino e lasciare bollire per farlo evaporare e restringere, poi sciogliere nella
tazzina di brodo il cucchiaio di farina e versarlo nella pentola, si vedrà che
il sughetto si addensa, alla fine se si vuole ottenere una salsina più chiara si
può aggiungere un goccio di latte. Quando l’arrosto è ben freddo tagliarlo a
fettine, poi prepararlo in un vassoio alternandolo alla salsina e tenerlo in
caldo, nel forno, fino al momento di servire.
IL RACCONTO
LA GASTRONAUTA
IL RACCONTO DI GIUSY, CUOCA DE LA KUMPANIA
Sperimentare in cucina – e nella vita – a Giusy riesce in modo del tutto
naturale. Quando Yasmina ha chiesto aiuto per preparare quintali di pesce, in
occasione di una festa dedicata a suo fratello, lei non se lo è fatto ripetere
due volte. È stata la sua prima volta in un campo e in una casa rom e anche la
prima volta che ha provato orate, spigole e trote fritte. Entrambe le esperienze
sono entrate a far parte del patrimonio personale di Giusy, che ha una memoria
straordinaria e che lega indissolubilmente il ricordo di sapori, ricette,
piatti, aromi, a quello di persone, luoghi, viaggi, incontri. L’incontro con le
signore rom, vicine di casa e portatrici di mondi diversi, le ha dischiuso nuovi
orizzonti culinari e una gamma di ingredienti sconosciuti. ù
SCOPERTE IN CUCINA
Grande lavoratrice e osservatrice paziente, dopo essersi ambientata nelle
situazioni più varie, Giusy passa subito all’azione e si cimenta nella
preparazione dei piatti più semplici a quelli più sofisticati con la gioia di
averli scoperti e di riuscire a ripeterli. Così, la moussaka rom è stata un
successo nella pasqua napoletana della sua famiglia così come gli spaghetti con
il sugo di pesce spada arrotolati nelle melanzane hanno superato la prova in
casa di parenti siciliani. Cucinare non è mai un gesto abitudinario o faticoso,
che si tratti di preparare il piatto preferito della figlia tutte le settimane
piuttosto che di inoltrarsi in territori gastronomici mai esplorati prima.
LAVORARE IN ARMONIA
Adesso insieme con le altre signore è anche meglio, la stanchezza non si sente e
prevale la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro e di aver reso la gente
contenta dopo una buona mangiata. Il suo ingrediente universale, il tocco magico
essenziale per mantenere l’equilibrio nelle imprese della Kumpania, è l’armonia.
PERIPEZIE
Una domenica di caldo infernale, arriviamo con il furgone in una cucina di casa
adibita a ristorante per necessità, dove da due giorni ci si alternava per un
grosso catering di cento persone. Il ritardo era ai massimi storici: nel giro di
un’ora bisognava finire di cucinare, caricare cibo, vettovaglie e signore,
correre da Napoli a Portici, preparare la tavola e servire sorridenti. La fine
di una promettente carriera appena avviata, ci sembrava certa. Mentre tutte
urlavano contro tutte, Giusy imperturbabile e concentrata con il cappello bianco
da cuoca sui riccioli, proseguiva la cottura di una proverbiale arista di maiale
di svariati chili, su un fuoco talmente lento che quasi lo faceva apposta.
Guardandola, ci siamo rasserenate all’istante. Aveva ragione, ormai non si
poteva fare niente di più che cucinare al meglio delle nostre possibilità, il
tempo non si poteva fermare, ma dilatare un po’ sì.
RICORDI E TRADIZIONI
Nemica dei cibi pronti in dieci minuti, che ritiene i maggiori responsabili
della progressiva scomparsa della vera cucina napoletana, Giusy ha avuto come
maestro suo padre, appassionato cuoco di famiglia che, se ci prendeva la mano,
preparava panzarotti, palle di riso e pizze ripiene, dopo aver avviato il
lentissimo ragù domenicale. Molti dei suoi famosi piatti sono scomparsi con lui,
ma quando Giusy racconta di tutto quello che metteva nella minestra maritata
natalizia, è impossibile controllare un fremito di piacere.
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